La Stanza della
Zingara traeva il nome dalla Zingarella
di Nicolas Cordier, ancora presente
nel Museo, che in occasione della mostra
è stata ricollocata nella stanza
egizia (sala VII) al piano terreno,
secondo la disposizione tardo settecentesca.
Ritrova
invece la posizione prevista nell’allestimento
del XVII secolo il piccolo gruppo di
Bacco e Sileno, frutto di un
assemblaggio cinquecentesco che unì
pezzi antichi di differente provenienza.
A ciò si devono alcune incongruenze
formali, evidenti nel contrasto fra
l’idealizzazione del corpo di
Bacco, forse in origine un Apollo saurochtono,
e la corpulenza dell’ispido torso
del suo compagno.
Particolarmente
suggestiva è anche la ricollocazione
della Ninfa con la conchiglia,
fonte di ispirazione per numerosi artisti
che ne ammirarono la poetica eleganza
del gesto. L’opera, che è
il risultato di integrazioni, probabilmente
seicentesche, rimanda per alcuni dettagli
naturalistici al basamento del Centauro
cavalcato da Amore, esposto nella
sala attigua (sala XX), eseguito dallo
scultore Nicolas Cordier.
Completavano
l’arredo del Seicento alcuni dipinti
conservati ancora oggi nella collezione
Borghese, come il San Sebastiano di
Perugino (sala IX) e Venere e Adone
di Scarsellino (sala XI).
Nel
XVIII secolo fu questo l’unico
ambiente del piano superiore ad accogliere
opere di scultura moderna, legate tematicamente
alle Storie di Elena e Paride
dipinte da Gavin Hamilton. Per la sala
furono infatti realizzati i quattro
rilievi in giallo antico di Vincenzo
Pacetti raffiguranti Giove, Venere,
Marte e Apollo, ancora visibili
sulle porte, e le due statue raffiguranti
Elena e Paride di Agostino Penna,
oggi non più in collezione.
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